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Un Mondo Possibile

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Movimento per la Democrazia Economica
PSICOECONOMIA: NUOVI ORIZZONTI DELLA SCIENZA

Progettare il futuro della scienza economica

Il filosofo ed economista P.R.Sarkar(1921-1990),  nella sua esposizione dell'Economia Quadridimensionale, ha dato le basi per un nuovo ramo di studi economici correlato alle scienze sociali: la psicoeconomia.
La psicoeconomia, anche se può sembrare una disciplina dal nome bizzarro, non è del tutto sconosciuta: lo sviluppo delle conoscenze della psicologia applicata nel campo della sociologia della comunicazione o nell'ambito della pubblicità sono campi di applicazione della psicoeconomia, dove motivazioni di ordine economico si intrecciano con espressioni della psiche umana.
Quando si prepara un prodotto pubblicitario il pool di esperti in comunicazione, sociologi, psicologi, registi cinematografici, ecc. si preoccupano di presentare il prodotto pubblicizzato in maniera da renderlo più appetibile ai consumatori. Per ottenere questo risultato, stimolano, esprimono, manipolano i sentimenti delle persone attraendo la curiosità e più in generale l'attenzione non solo visiva ma mentale delle persone. Questo viene ottenuto usando immagini, suoni, sensazioni che proiettano la nostra memoria nel passato nel futuro o nel quotidiano. "L'input mnemonico" causato, rimarrà in ogni caso, sempre legato al prodotto che lo spot pubblicitario intende vendere o meglio, far comprare alle persone. Insomma anche se uno spot pubblicitario é a volte concepito come un'opera d'arte, la differenza con essa è che l'obbiettivo è esclusivamente economico: incrementare le vendite di quel prodotto o di quel servizio.
Il cercare di far colpo sul consumatore stimolando il suo interesse é senz'altro un valore aggiunto di un'attività economica, e c'è chi è arrivato a coniare lo slogan "la pubblicità è l'anima del commercio". Possiamo prendere questo per buono se consideriamo i livelli di profitti che le multinazionali hanno fatto in questi ultimi anni. Prendiamo come esempio le aziende multinazionali perché, come spiega Naomi Klein nel suo libro "NO Logo", i grandi gruppi economici globalizzati hanno impostato gran parte della loro strategia aziendale sulla pubblicità del loro marchio. Terziarizzando gran parte delle attività produttive e investendo gran parte delle proprie iniziative sulla pubblicizzazione del proprio marchio aziendale, le multinazionali più di ogni altro hanno capito che il condizionamento psicologico continuo ed insistente porta all'identificazione della persona con una determinata immagine, appunto il Logo di una azienda.
Quest'idea non è poi tanto nuova o avanzata perché in molte filosofie orientali esiste la pratica di concentrarsi in forme geometriche o simboli (questi sono chiamati Yantra e vengono usati in numerose pratiche di Meditazione Buddista e Tantra Yoga) per ottenere la realizzazione di uno stadio di benessere interiore o spirituale. Ma tra la strategia delle multinazionali e le pratiche dei monaci buddisti o tantrici c'è una sostanziale "differenza semantica".
Il monaco decide, chiudendo gli occhi ogni qualvolta fa meditazione sul Yantra scelto, quale idea sviluppare, insomma sceglie un auto condizionamento mediato dalla propria coscienza.
Nel caso del logo commerciale di una multinazionale, ci troviamo di fronte ad un continuo e massiccio bombardamento esterno alla persona che con il tempo diventa un'immagine naturale e familiare: ci troviamo di fronte ad un condizionamento imposto dall'esterno. Quando i personaggi ritratti sui cartelloni pubblicitari vanno sempre in barca a vela, abitano in case super lussuose, girano in macchine da 100.000 Euro e rendono i prodotti che pubblicizzano così accattivanti e necessari al proprio successo e questo messaggio è ripetuto o riprodotto per migliaia di volte, l'idea che si matura nelle persone è: "compro perché anch'io sono". Ma questo "mantra" che è inconsciamente ripetuto da milioni e milioni di persone, non é scelto dal singolo consumatore ma è entrato nelle nostre case tramite la televisione, lo troviamo nelle radio delle nostre auto quando viaggiamo, per le strade o allo stadio nei cartelloni pubblicitari, nei supermercati, nei locali di intrattenimento e perfino sugli indumenti che indossiamo.
Bisogna constatare che è difficile sottrarsi da una cosa quando questa ti è continuamente proposta in maniera allettante. Quando la pubblicità è piena di messaggi invisibili che vanno al di là dell'occhio umano, la mente si conforma a quell'immagine.
Quando un gelato diventa un oggetto sessuale o quando un cioccolatino ti cambia la vita; quando uno shampoo ti permette di stare ai Caraibi e un piatto di pasta ti porta la serenità in casa, bisogna ammettere che, nonostante questi messaggi vogliano interpretare la vita quotidiana, di realistico c'è ben poco perché la realtà, lo sappiamo tutti, è tutt'altra cosa.
La pubblicità distorce la realtà sublimandola ed il suo vero obbiettivo è quello di trasmettere il messaggio occulto insito nell'atto comunicativo stesso e cioè: "compra perché comprando sei". Questo atto non mai è concepito dal consumatore a livello conscio ma entrando dal livello subconscio è assorbito dalla mente a livello inconscio. E' anche vero che si può essere coscienti della manipolazione a cui si è sottoposti ma la promozione di determinati prodotti è così insistente e la concorrenza così debole che le persone sono costrette a quel determinato consumo anche se non è di necessità vitale.
La psicoeconomia come scienza studia la diversità e l'effetto psicologico che hanno determinate scelte di mercato, sia in ambito produttivo, commerciale o nel consumo.
Quando si prepara un prodotto pubblicitario il pool di esperti in comunicazione, sociologi, psicologi, registi cinematografici, ecc. si preoccupano di presentare il prodotto pubblicizzato in maniera da renderlo più appetibile ai consumatori. Per ottenere questo risultato, stimolano, esprimono, manipolano i sentimenti delle persone attraendo la curiosità e più in generale l'attenzione non solo visiva ma mentale delle persone. Questo viene ottenuto usando immagini, suoni, sensazioni che proiettano la nostra memoria nel passato nel futuro o nel quotidiano. "L'input mnemonico" causato, rimarrà in ogni caso, sempre legato al prodotto che lo spot pubblicitario intende vendere o meglio, far comprare alle persone. Insomma anche se uno spot pubblicitario é a volte concepito come un'opera d'arte, la differenza con essa è che l'obbiettivo è esclusivamente economico: incrementare le vendite di quel prodotto o di quel servizio.
Il cercare di far colpo sul consumatore stimolando il suo interesse é senz'altro un valore aggiunto di un'attività economica, e c'è chi è arrivato a coniare lo slogan "la pubblicità è l'anima del commercio". Possiamo prendere questo per buono se consideriamo i livelli di profitti che le multinazionali hanno fatto in questi ultimi anni. Prendiamo come esempio le aziende multinazionali perché, come spiega Naomi Klein nel suo libro "NO Logo", i grandi gruppi economici globalizzati hanno impostato gran parte della loro strategia aziendale sulla pubblicità del loro marchio. Terziarizzando gran parte delle attività produttive e investendo gran parte delle proprie iniziative sulla pubblicizzazione del proprio marchio aziendale, le multinazionali più di ogni altro hanno capito che il condizionamento psicologico continuo ed insistente porta all'identificazione della persona con una determinata immagine, appunto il Logo di una azienda.
Quest'idea non è poi tanto nuova o avanzata perché in molte filosofie orientali esiste la pratica di concentrarsi in forme geometriche o simboli (questi sono chiamati Yantra e vengono usati in numerose pratiche di Meditazione Buddista e Tantra Yoga) per ottenere la realizzazione di uno stadio di benessere interiore o spirituale. Ma tra la strategia delle multinazionali e le pratiche dei monaci buddisti o tantrici c'è una sostanziale "differenza semantica".
Il monaco decide, chiudendo gli occhi ogni qualvolta fa meditazione sul Yantra scelto, quale idea sviluppare, insomma sceglie un auto condizionamento mediato dalla propria coscienza.
Nel caso del logo commerciale di una multinazionale, ci troviamo di fronte ad un continuo e massiccio bombardamento esterno alla persona che con il tempo diventa un'immagine naturale e familiare: ci troviamo di fronte ad un condizionamento imposto dall'esterno. Quando i personaggi ritratti sui cartelloni pubblicitari vanno sempre in barca a vela, abitano in case super lussuose, girano in macchine da 100.000 Euro e rendono i prodotti che pubblicizzano così accattivanti e necessari al proprio successo e questo messaggio è ripetuto o riprodotto per migliaia di volte, l'idea che si matura nelle persone è: "compro perché anch'io sono". Ma questo "mantra" che è inconsciamente ripetuto da milioni e milioni di persone, non é scelto dal singolo consumatore ma è entrato nelle nostre case tramite la televisione, lo troviamo nelle radio delle nostre auto quando viaggiamo, per le strade o allo stadio nei cartelloni pubblicitari, nei supermercati, nei locali di intrattenimento e perfino sugli indumenti che indossiamo.
Bisogna constatare che è difficile sottrarsi da una cosa quando questa ti è continuamente proposta in maniera allettante. Quando la pubblicità è piena di messaggi invisibili che vanno al di là dell'occhio umano, la mente si conforma a quell'immagine.
Quando un gelato diventa un oggetto sessuale o quando un cioccolatino ti cambia la vita; quando uno shampoo ti permette di stare ai Caraibi e un piatto di pasta ti porta la serenità in casa, bisogna ammettere che, nonostante questi messaggi vogliano interpretare la vita quotidiana, di realistico c'è ben poco perché la realtà, lo sappiamo tutti, è tutt'altra cosa.
La pubblicità distorce la realtà sublimandola ed il suo vero obbiettivo è quello di trasmettere il messaggio occulto insito nell'atto comunicativo stesso e cioè: "compra perché comprando sei". Questo atto non mai è concepito dal consumatore a livello conscio ma entrando dal livello subconscio è assorbito dalla mente a livello inconscio. E' anche vero che si può essere coscienti della manipolazione a cui si è sottoposti ma la promozione di determinati prodotti è così insistente e la concorrenza così debole che le persone sono costrette a quel determinato consumo anche se non è di necessità vitale.
La psicoeconomia come scienza studia la diversità e l'effetto psicologico che hanno determinate scelte di mercato, sia in ambito produttivo, commerciale o nel consumo.

2004-08-18 PSICOECONOMIA: NUOVI ORIZZONTI DELLA SCIENZA


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