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www.acquabenecomune.org

Acqua ...Santa?
Interessi privati e vizi pubblici

Il problema specifico trattato  in questo articolo, rappresenta ciò che avviene in una società in cui la mentalità distorta di alcuni dirigenti politici, porta a far si che dei beni necessari alla forma più basilare di sostentamento come l'acqua, possa diventare, fregandosene del concetto che l'acqua è un bene comune, una merce che rende altissimi profitti a pochissime persone.

Perché personaggi pubblici pagati per tutelare e rendere fiorente una comunità, sono finiti per alienare beni che non sono una loro esclusiva, permettendo  che il nostro denaro non sia stato usato come reinvestimento nella suddetta e impedendo così un giovamento e uno sviluppo a tutti i membri di tale area?.
Semplicemente perché l'acqua, la cui domanda è destinata ad aumentare sai per l'aumento della popolazione, sia per la crescita economica, è una risorsa la cui allocazione non è più determinata dai bisogni dei consumatori, ma dall'avidità privata.

In questo sistema capitalistico, dove la tendenza dei proprietari è quella di aumentare sempre di più i loro profitti e la loro ricchezza, la distribuzione delle risorse sarà socialmente ingiusta ed inefficiente. Più una cerchia ristretta di persone acquisisce e accumula ricchezze senza un limite stabilito dalla collettività, siano esse terra, denaro e risorse varie, più milioni di persone diventeranno sempre più povere. Infatti, oltre mezzo miliardo di persone su questo pianeta non hanno accesso all'acqua potabile e nel 2020 saranno più di  tre miliardi.

Per molti anni a noi hanno fatto  credere  che il consumatore è  sovrano e il produttore si suppone debba utilizzare le risorse per soddisfare nel modo più efficiente i bisogni dei consumatori.
In realtà, se ritorniamo a parlare d' acqua, vediamo che questa  risorsa primaria, è stata ormai trasformata  dalle  multinazionali in una merce che sta rendendo moltissimo denaro, al punto che si sono creati fondi di investimento internazionali specializzati in acqua che raccolgono capitali pubblici e privati per investirli in grandi società come la Suez, Veolia ed altri, che sono leader mondiali di servizi ambientali. Non trascuriamo inoltre anche il grande interessamento alla gestione dell'acqua da parte della Danone, Nestlè,Coca cola.

Per cui, con questo sistema monopolistico, le risorse sono così costrette a fluire nella direzione dei più alti tassi di profitto sugli investimenti e non verso prodotti di cui vi è urgente bisogno.
Apro una piccola parentesi che si riallaccia ai dirigenti politici già menzionati all'inizio: il Presidente della Suez dal 2000 al 2007 fu Jerome Monod, tale consigliere personale politico di Chirac.
Altro dettaglio: nove delle dieci imprese idriche mondiali sono Europee e guarda caso le più forti sono francesi.

Il professor Riccardo Petrella, Consigliere della commissione europea, fondatore dell'Ierpe (Istituto europeo di ricerca sulla politica dell'acqua) e militante del diritto dell'acqua,  sostiene che "Questa non è una risorsa  inesauribile e i media  hanno studiato un metodo di informazione che ci abitui alla prospettiva di una crisi e al conseguente aumento del prezzo di questo bene".

Tutti sappiamo che senz'acqua non può esistere la vita. Lo sappiamo noi e lo sanno  anche i dirigenti  che hanno accettato la monopolizzazione di questo bene.
Viene allora spontaneo chiedersi? Ma se la  nostra stessa vita è legata a questa risorsa, noi chi siamo per questi ultimi?
Semplicemente dei consumatori potenziali che vanno ad arricchire sempre di più quei Sindaci, quegli Assessori, e taluni privati che hanno accettato di diventare  membri di una società per azioni che gestisce l'acqua.
Riallacciandomi  di nuovo a  Riccardo Petrella :"L'acqua non deve diventare il petrolio di domani.
Contrariamente all'idea che l'acqua sia l'oro blu, questa deve essere considerata come bene comune e patrimonio dell'Umanità".

Prabhat Rainjana Sarkar, grande filosofo, storico ed economista, ideatore del PROUT (Teoria della Utilizzazione Progressiva)scrive:
"Il pianeta su cui viviamo è di proprietà di tutti gli esseri viventi e tutti hanno il diritto di usufrutto, il diritto di godere dei beni, ma nessuno ha il diritto di utilizzare male questa proprietà comune. Chi privatizza questi beni contribuisce alla infelicità degli altri e il loro comportamento è estremamente antisociale".

Per cui quello che noi ci auspichiamo è che le l'amministrazioni si riprendano i propri ruoli sulla fornitura di acqua e sulle altre risorse, con la partecipazione attiva della popolazione, che dovrebbe avere il controllo della distribuzione sulle risorse locali. Abbiamo visto  che la democrazia politica priva della "liberazione economica" diventa uno strumento di sfruttamento economico, per cui è necessario attuare la "democrazia economica".

La Democrazia economica cresce dalla base  verso il vertice e assicura  il controllo locale delle risorse con lo scopo di servire le necessità della popolazione locale cercando di portare all'auto-sufficienza la produzione dei beni di consumo essenziali.

Daniela Capra
Membro del circolo " Movimento Democrazia Economica"

2009-07-08 Daniela Capra

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