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Salvataggio in extremis della finanza USA
Chi ci guadagna dalla crisi.

È una vecchia abitudine dei mediatori finanziari e finanzieri di ingenerare prima una crisi e poi trarne profitto, una pratica che può essere definita 'super-guadagno da crisi'. Ricordiamo la grande inflazione degli anni settanta. Era stata Wall Street ad esortare l'allora Presidente della FED, Arthur Burns a stampare banconote per difendersi dalle recessioni della decade.
Poi l'inflazione andò fuori controllo trascinando gli Stati Uniti in un rapida decadenza economica.

I brocker trovarono un sostenitore nel Presidente Ronald Reagan che vide le cause dell'inflazione non tanto nella stampa indiscriminata di banconote ma nell'aumentato deficit di bilancio. Curiosamente sostenne l'idea che profondi tagli delle tasse sul reddito, avrebbero risolto il problema, liberando il motore della crescita e generando un cospicuo aumento delle entrate fiscali.

La maggior parte delle persone la definiva economia voodoo, ma venne accettata da Wall Street a braccia aperte. La percentuale di imposta sul reddito precipitò drasticamente dal 70% al 50% e progressivamente al 28% nel 1986. I ricchi rivolsero la crisi inflazionistica a loro vantaggio persuadendo i politici a tagliare le proprie tasse.

Non sorprende perciò che il deficit di bilancio aumentò ulteriormente e si trasformò in una piena crisi di deficit, con l'ammanco di bilancio che volava ad un livello mai visto prima: 6 punti di PIL. Reagan rispose aumentando repentinamente le tasse sui redditi, in particolare ai professionisti e artigiani, una tassa invero sulle attività delle piccole aziende. Questa tassazione aumentò al 66%, ed incidentalmente John McCain, che si dice ora amico delle piccole società, votò nel 1983 per questo mostruoso aumento delle imposte sui redditi. I Repubblicani risultarono essere nemici degli autonomi. Così il carico delle tasse fu spostato dai ricchi, ai poveri e alla borghesia.

Venne poi la crisi dei risparmi e dei prestiti del 1987-1989. Molte S&Ls andarono in bancarotta ed il governo le salvò con un piano da 250 miliardi di dollari. Alcune di queste istituzioni finanziarie si risanarono e i banchieri di Wall Street se le comprarono a prezzi stracciati, traendo bellamente profitto dal fiasco.

In questo momento gli Stati Uniti stanno affrontando in una terribile crisi creditizia, i banchieri l'hanno fatto di nuovo. Essi hanno pianificato un altro salvataggio in extremis con l'aiuto di un prominente finanziere Hank Paulson, ex CEO di Goldman Sachs. Il piano da 700 miliardi di dollari è il più grande salvataggio di tutti i tempi. I banchieri usciranno sorridendo ma il pubblico dovrà pagarne il conto. Il salvataggio non risolverà nemmeno i problemi economici che scaturiscono dalla eccessiva deregulation sponsorizzata dalla Goldman Sachs e dallo stesso Hank Paulson. E' lui stesso oggi a soccorrere i suoi amici.

La deregulation ha generato la cultura della speculazione. Una volta che il polverone si sarà depositato, la speculazione alzerà nuovamente la testa; quindi il petrolio potrebbe ritornare e bruciare definitivamente l'economia. In secondo luogo il governo dovrà chiedere nuovi prestiti e questo alzerà i tassi di interesse. Così il salvataggio in extremis potrebbe far ammalare l'intera economia. La crisi potrebbe passare poi dalle istituzioni finanziarie al resto del paese. In ogni caso, il salvataggio dovrebbe essere limitato alle banche creditizie in crisi. Perché dobbiamo salvare le aziende di Wall Street come Goldman Sachs o Morgan Stanley che usufruiscono dei prestiti? Il governo vuole congelare il sistema di credito; salvi le banche, i prestatori. Perché salvi gli imprudenti compratori come Goldman Sachs ed altri?

Sarà necessario circa un trilione di dollari per il piano di salvataggio multiplo. Se avessimo nell'immediato futuro, una recessione completa, con il precipitare dell'occupazione e della produzione? Avendo sprecato un prezioso trilione di dollari come potremmo salvare il resto dell'economia? Questo salvataggio in extremis è un errore colossale e penso che verrà di nuovo a tormentarci.



Cosa dovremmo fare? Il problema non sta nelle banche e nelle istituzioni finanziarie, ma nel mercato dell'edilizia. Quindi il rimedio dovrebbe essere applicato lì ed in nessun altro luogo. Si dovrebbe attuare un salvataggio parziale dei proprietari di casa in crisi, quelli  che non possono pagare l'ipoteca. Dovrebbero essere di certo penalizzati per il loro imprudente atteggiamento, ma nell'interesse dell'economia dovrebbero essere salvati. Se tali proprietari saranno in grado di pagare il mutuo casa e potranno rimborsare le banche, i prestiti da queste elargiti saranno salvi. Le banche avranno un rendiconto patrimoniale sano e non avranno bisogno di alcun salvataggio. Si stabilizzerà anche il mercato dell'edilizia. Se anche in questo modo alcune banche falliranno, la FDIC potrà salvarle. Il costo totale del salvataggio dei proprietari di case con mutuo sarà meno di $500 miliardi, una frazione di quello che il governo ha promesso di spendere per il salvataggio multiplo di "Bear Stearns Freddie Mac, Fannie May, AIG ed ora l'intero settore finanziario.

Ogni qualvolta appare all'orizzonte una crisi, arriva Wall Street in prima fila per trarne profitto. America, svegliati e dì no al peggiore piano di salvataggio, concepito per far guadagnare chi di questa crisi se ne sta aprofittando.

29 settembre 2008
http://www.ravibatra.com/Bailout.html
Traduzione: Tarcisio Bonotto)

2008-10-13 Tarcisio Bonotto

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