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AMARTYA SEN E P.R.SARKAR: economisti a confronto
L'idea di democrazia economica viene dall'India

AMARTYA SEN: TEORIA DEI FUNZIONAMENTI E POLITICHE PUBBLICHE
Il benessere è uno stato soggettivo o una funzione di reddito? E' un traguardo che rimane immutato una volta raggiunta dalla generalità della popolazione? La teoria dei funzionamenti di A. Sen pone l'accento sulle dimensioni oggettive del well-being e sulla libertà come condizione essenziale per acquisire il benessere. La teoria del PROUT di P.R. Sarkar offre le vie di uscita teorico ed operative per il miglioramento delle condizioni di vita del pianeta, oltre il well-being e le libertà positive.

PRESENTAZIONE
Dopo il premio per la letteratura ottenuto da Rabindranath Tagore nel 1913, Sen è il secondo intellettuale bengalese a essere insignito del prestigioso riconoscimento con il premio Nobel nel 1998 per l'economia per i suoi studi sullo Stato sociale. Ed anche il filosofo fondatore del PROUT, P. Ranjan Sarkar,ha vissuto gran parte della sua vita e sviluppato il suo pensiero economico e filosofico nello Stato del Bengala e di ciò occorre che si ricordino anche coloro che arrivano ad avocare il Bengala solo quando si parla di carestie, alluvioni ed emergenze umanitarie. Il Bengala, sia storicamente che geograficamente rappresenta, un'antica regione, ricca di potenzialità umane per l'intero pianeta. Sen è nato nel 1933 a Santiniketan, "casa della pace", l'università nella foresta fondata da Tagore. Il suo nome, Amartya, significa "colui che è impossibile uccidere". Si deve ad A. Sen l'elaborazione dell'HDI, Human Development Index, il coefficiente di misurazione del grado di sviluppo che ha introdotto nuovi parametri per valutare la reale ricchezza di un Paese: aspettativa di vita, alfabetizzazione degli adulti, distribuzione del reddito.
"IL BENESSERE"
I funzionamenti rappresentano i risultati acquisiti dall'individuo su piani fisici ed intellettivi, come quello della salute, della nutrizione, della longevità, dell'istruzione, ecc. Una delle principali motivazioni che stanno alla base della proposta di Sen sta nell'accusa che egli rivolge alle teorie benesseriste del neo-liberismo di trascurare totalmente, nella loro visione del well-being, la condizione fisica degli individui. Infatti, niente impedirebbe, secondo tale visione, che un extra-comunitario, proveniente da un Paese a basso PIL, magari anche malato, senza casa e malnutrito sia a modo suo felice e veda appagati i propri modesti desideri o soddisfatte le proprie preferenze, visto che comunque la sua abitudine e propensione al consumo già nel suo paese di origine era bassa. Le concezioni benesseriste attribuirebbero a tale individuo un livello adeguato di well-being. Eppure, questa é una conclusione del tutto paradossale, se avessimo giudicato lo stato sociale del cittadino extra-comunitario in base alle sue acquisizioni in termini di salute, nutrizione, istruzione, ecc., ossia le minime necessità fondamentali, che secondo la Teoria socio-economica del PROUT, proposta da Sarkar, dovrebbero essere soddisfatti per prima cosa a tutti gli individui, avremmo formulato un giudizio di scarso well-being che pare molto più corretto anche in base al senso comune. Un'altra forte motivazione della proposta teorica di Sen è collegata con l'uso che spesso si fa di misure monetarie dello stesso well-being. Sia all'interno delle teorie welfariste, dove si identificano a volte reddito e benessere, sia autonomamente, é molto diffusa la pratica di valutare il grado di well-being in base al reddito che un individuo possiede. Tuttavia, secondo Sen, a parità di reddito, persone con caratteristiche diverse e che vivono in ambienti diversi, finiscono col condurre stili di vita diversi; ad esempio, una persona che soffre di malattie croniche godrà di un well-being minore di altre che hanno lo stesso reddito, ma che stanno bene; oppure, una famiglia che vive in una area geografica soggetta a frequenti terremoti e che deve sopportarne tutto l'onere avrà un well-being inferiore di un'altra con lo stesso reddito che vive in una zona non a rischio di terremoti. Quindi, conclude Sen, è più opportuno utilizzare misure come i funzionamenti, che rappresentano il well-being in quanto tale, piuttosto che il reddito, il quale è solo uno strumento per raggiungere il well-being.
Accanto alla nozione dei funzionamenti, Sen propone poi il concetto di capacità; mentre i funzionamenti riflettono le acquisizioni effettive degli individui e sono costitutivi del well-being, le seconde riflettono le acquisizioni potenziali, e sarebbero quindi costitutive della libertà (intesa non come libertà negativa, bensì come libertà di ..... fare e di essere). Allontanandosi anche qui dalle pratiche consuete della teoria economica, Sen pone molta enfasi sui problemi della libertà e del ruolo che essa gioca in connessione con il well-being degli individui.


"LIBERTA' POSITIVA O LIBERTA' NEGATIVA?"
Sen sostiene fortemente l'adozione di un concetto positivo di libertà, cioè una visione della libertà come abilità concreta di fare qualcosa e di essere qualcuno, in opposizione a un concetto negativo, che intende la libertà come assenza di impedimenti formali: nessuno mi dirà, anche se non sono una persona istruita, magari sono anche extra-comunitario, che non posso costruirmi un contesto sociale dove sviluppi le mie capacità. Per chiarire la distinzione, si pensi al caso di un disabile che intende raggiungere un edificio pubblico; mentre da una parte egli può essere negativamente libero di accedervi, nel senso che nessuno glielo vieta legalmente, dall'altra può essere positivamente non-libero (cioè concretamente incapace), se ad esempio sono presenti barriere architettoniche. Tali barriere, presenti nel contesto socio-economico e psico-economico, rappresentano l'esempio di come l'economia capitalistica si basi sulle libertà negative. Allo stesso modo, in occidente e nei paesi economicamente sviluppati, un posto centrale nella divisione del lavoro lo occupa la pubblicità che ci fa apparire le cose che viviamo come espressione di massima libertà, in quanto tutto diventa dipendente dallo "scambio" e liberamente acquisibile; tuttavia, possono sorgere dei limiti a tale libertà, come il potere d'acquisto che ci rende anche qui incapaci di essere pienamente liberi, oppure il multipartitismo che fa apparire lo scenario politico come estremamente liberale e liberista, in quanto portatore di molteplici interessi particolari. E' in tale dimensione, cioè della connessione tra interessi particolari e libertà negativa che anche il PROUT vede l'anello debole ed uno dei vizi della filosofia neo-liberista: nella dimensione della libertà negativa, secondo Sen, mi ritengo libero nei limiti in cui riesco a farlo, punto e basta. Tuttavia, la prospettiva da cui parte Sarkar con il PROUT è diversa ed aggiunge un'altra dimensione positiva al concetto di libertà che è la libertà da qualche cosa e che comprende però anche quella di Sen: da libertà soggettiva cerca di elevarsi a libertà oggettiva. Il PROUT collega la libertà oggettiva al concetto di progresso, possibile nei tre livelli di esistenza: fisico, mentale e spirituale. Il concetto di progresso secondo il PROUT è, infatti, collocabile in tre dimensioni, tra loro spesso connesse, e cioè nel livello fisico, mentale e spirituale. Carattere fondamentale è il suo progredire in modo sistaltico. Infatti, a differenza del giudizio generale che i paesi ad economia avanzata ne danno, esso non può venir chiaramente inteso se immerso completamente nel solo miglioramento delle condizioni di vita economiche e tecnologiche. Conosciamo tutti quali siano le reazioni devastanti che uno sviluppo tecnologico accelerato, com'è quello capitalistico, sta provocando sull'ambiente e la salute delle persone. Anche nei paesi comunisti, obbiettivo dello sviluppo sociale è chiuso nel solo progresso economico, che tra l'altro dovrebbe liberare le masse dai bisogni fisici. In realtà, la dimensione fisica del progresso, sia essa economica o scientifica, non è aliena ad aggiungere ad alcuni risultati positivi, altre conseguenze negative. Immaginando i movimenti oscillatori compiuti da un pendolo, si può affermare che non è possibile definire lo sviluppo fisico dell'esistenza realmente progresso, poiché essa non è libera dalle reazioni uguali e contrarie prodotte dalle azioni compiute. Questo processo di commutazione (relativa) di azioni in reazioni, di positivo in negativo - che ad esempio possiamo cogliere negli allarmanti livelli d'inquinamento provocati dallo sviluppo tecnologico, nell'allungamento dell'età media degli individui, ma nell'aumento delle malattie legate ad una alimentazione scorretta e alla vita sedentaria - è una legge che non permette di definire vero progresso lo sviluppo materiale della società, sebbene la tendenza dovrebbe essere quella di migliorare continuamente le conoscenze e le prestazioni scientifiche e allo stesso tempo di distribuire razionalmente le risorse fra tutti gli individui. Allo stesso modo, lo sviluppo della dimensione psichica dell'esistenza individuale e collettiva evidenzia un medesimo genere di delicate problematiche, legate soprattutto alla vita interiore ed emozionale degli individui. Sono noti a tutti i grandi passi e gli sforzi compiuti nel campo delle scienze umanistiche, nei mass media e nell'informazione, quindi nell'aumento di possibilità per ognuno di avvicinarsi alle più diverse filosofie e conoscenze. Tuttavia, anche tale genere di sviluppo nel livello psichico non può venir definito vero progresso. Ne è esempio l'allarmante crescita dei casi di depressione riscontrati in paesi altamente sviluppati, come gli Stati Uniti (circa 15 milioni di persone in attività lavorativa) e in Europa. Queste degenerazioni emotive rappresentano una conseguenza all'irrefrenabile e convulso ritmo di vita che le società moderne vanno ad acquistare. Tale aumento, non graduale, di informazioni comprime in maniera abnorme la massa cerebrale, comportando in seguito difficoltà respiratorie, sogni agitati, stress di relazioni con gli altri, complessi psicologici, etc. Come effetto negativo di un miglioramento delle possibilità di comunicazione fra le persone e di conoscenze sono la perdita di tranquillità e della calma riscontrabile a soli cinquanta anni fa e le perdite anche economiche che tali malattie provocano sulla produttività delle persone momentaneamente interessate. In questi casi, come in quelli precedenti dello sviluppo tecnologico, non occorre sottrarsi al processo di sviluppo, bensì collettivamente occorrerebbe cambiare modelli di sviluppo, stili di vita e valori, mentre individualmente dedicarsi con più tempo ad un vita sana e all'aria aperta, praticando sport, e inoltre svolgere attività di volontariato e servizio sociale. Insomma, le reazioni negative di un accelerato sviluppo economico, tecnologico e psichico, non sono completamente eliminabili, ma dovrebbero essere bilanciate in modo appropriato in modo tale da ridurre al minimo degenerazioni di qualunque tipo.
Questo non significa, secondo Sarkar, che il movimento del progresso nei livelli fisico e psichico, con le metafore collegate alla dimensione della libertà, debba essere scoraggiato, anzi si dovrà sempre più creare una loro interdipendenza per un maggiore accrescimento di tali libertà. Nella sfera spirituale dell'individuo si realizza la pienezza del progresso e della libertà come suo risultato, in quanto è nel movimento di avvicinamento progressivo tra microcosmo e Macrocosmo che l'individuo realizza l'apice della propria esistenza e diventa consapevole della sua libertà, esente, solo in tale livello, da reazioni negative.
"IL PROBLEMA DELLA REDISTRIBUZIONE DELLA RICCHEZZA ED IL BENESSERE DELLA POPOLAZIONE"
Altro tema importante, per Sen, è rappresentato dalla questione della rilevanza della teoria dei funzionamenti per le politiche pubbliche. Si tratta di un tema complesso e, in modo sintetico, si può dire che la teoria dei funzionamenti protende favorevolmente verso la fornitura pubblica di alcuni beni essenziali, come la sanità, l'istruzione, la sicurezza sociale. A giudizio di Sen, è la presenza di tale forma di intervento statale che garantisce la trasformazione della pura e semplice crescita dell'economia in un aumento generale di benessere della popolazione. Da un lato, l'iniziativa privata, adeguatamente incentivata e sostenuta, assicura l'incremento della ricchezza, dall'altro, la rete dei servizi pubblici fa sì che questo incremento possa convertirsi realmente in un aumento del tenore di vita e nel potere di acquisto per la popolazione. A sostegno di questa posizione, Sen cita due esempi esplicativi: il quartiere newyorkese di Harlem e quello di Sri Lanka. Mentre ad Harlem, in cui il reddito medio procapite è elevato, la speranza di vita è inferiore a quella del Bangladesh, accade che nello Sri Lanka, con un reddito medio inferiore, la speranza di vita è paragonabile a quella dei paesi occidentali. Una spiegazione possibile, secondo Sen, è che ad Harlem la qualità dei servizi sociali e pubblici è inferiore che nello Sri Lanka. Nei contesti neo-liberali, le politiche pubbliche miranti a convertire la crescita della ricchezza nazionale in aumento del benessere della popolazione non hanno un fine redistributivo. Si deve infatti considerare che una popolazione con adeguati livelli di istruzione, salute ecc. rappresenta anche un serbatoio di forza-lavoro di elevata qualità media; vi è quindi anche un ritorno in termini di ricchezza per il mondo produttivo. In termini economici, si dice comunemente che la cura del benessere della popolazione implica un'accumulazione di capitale umano che è senz'altro di beneficio per la crescita dell'economia. A titolo conoscitivo, si può notare che alcuni Paesi ormai usciti dal sottosviluppo, tipo Taiwan o la Corea del Sud, hanno avuto fra i tratti distintivi quello di possedere una forza lavoro più o meno qualificata, anche se con pochi diritti sul lavoro, ma con livelli di istruzione e salute medi. E' anche notevole il fatto che, a monte di questa caratteristica della forza lavoro, vi sia una rete informale (non pubblica) e molto potente di servizi sociali: l'istruzione dei figli, la cura dei malati e degli anziani sono state e sono seguite con altruismo e responsabilità dai privati cittadini, il che ha garantito quella qualità della forza lavoro di cui sopra. Questa osservazione rafforza le conclusioni cui Sen giunge, relativamente all'importanza della fornitura pubblica dei servizi sociali di base; infatti, visto che di norma essi non sono forniti spontaneamente dalla popolazione con la stessa efficacia che si ha in Taiwan o in Corea del Sud, è bene che la mano pubblica intervenga estesamente.


"DALLA DEMOCRAZIA POLITICA ALLA DEMOCRAZIA ECONOMICA "
Una breve analisi del rapporto riscontrabile nelle democrazie liberali e socialiste, mostra i seguenti aspetti:

Liberal Democrazia
Vantaggi Svantaggi
Politiche per assicurare la stabilità sociale Criminalità diffusa
Tensioni nervose
Emarginazione
Anomia sociale
Chiarezza nella divisione dei ruoli e compiti sociali Eccessiva frammentazione
Scarsa tendenza alla cooperazione coordinata sociale
Elevato sviluppo tecnico-scientifico Degradazione ambientale
Congestione urbana
Sofisticazioni alimentari
Progressi nella medicina Malattie legate all'alimentazione
Incentivazione economica nel lavoro Minime necessità vitali non garantite a tutti
Disoccupazione
Stagflazione
Assenza dei diritti economici
Garanzia dei diritti civili e politici Esaltazione strumentale dei diritti individuali
Soppressione dei valori culturali locali
Divulgazione a livello di massa di pseudo-culture
Garanzia dei diritti religiosi Crescita di credenze superstiziose, dogmi, ecc


Democrazia Socialista
Vantaggi Svantaggi
Garanzia delle minime necessità vitali Disincentivazione del lavoro


Semplicità delle decisioni prese Burocratizzazione statale

Prestigio dell'autorità centrale Oppressione, repressione e soppressione politica, culturale, religiosa ed etnico-linguistica

A una democrazia politica incompiuta il PROUT propone e sostituisce il concetto di democrazia economica. Introducendo una serie di riforme sia a livello politico che socio-economico. Pur cosciente dei numerosi difetti politici presenti nel sistema democratico rappresentativo che, tuttavia, potrebbero essere opportunamente risolti, le più grandi ingiustizie derivano dalla mancanza di democrazia economica, all'interno di un contesto di democrazia politica. Varie sono le riforme economico sociali praticabili e implementabili, non solo nei paesi sviluppati ma anche in quelli in via di sviluppo e sottosviluppati, che del resto dai primi hanno quasi tutti attinto le forme di governo politico e di gestione dell'economia. Principio elementare nella democrazia economica è il massimo utilizzo progressivo e la distribuzione razionale di tutte le risorse esistenti in un certo luogo, in un dato momento e con talune persone. Le risorse non si limitano al solo ambito fisico, bensì abbracciano anche tutti gli altri livelli dell'esistenza sociale (gruppi etnici) psichica (cultura, tradizioni e linguaggi, arte) e spirituale.
Per questa ragione fondamentale, cioè il massimo utilizzo progressivo, in accordo ai cambiamenti di periodo, luogo e persona, di tutte le risorse, obbiettivo della democrazia economica non è solo garantire giustizia, eguaglianza e sviluppo economico alla gente, ma anche salvaguardare il valore esistenziale inestinguibile del mondo animato e inanimato: la flora e la fauna. Non potremo più propinare idee utopistiche, irrazionali e non scientifiche sull'uguaglianza di tutti gli esseri umani, come è avvenuto nelle società comuniste, ovvero idee egoistiche ed edonistiche sul valore supremo e inviolabile della libertà individuale, come avviene nelle società liberal democratiche, pensando l'individuo separatamente dalla collettività e questi dall'ecosistema biologico.
La democrazia economica nel PROUT non corrisponde alla esigenza di democrazia industriale, reale e necessaria che sia, che va diffondendosi oggi nelle società a capitalismo maturo. La seconda attiene ai soli rapporti economici fra classe produttrice e classe detentrice dei mezzi di produzione, promuovendo un'ampia partecipazione dei produttori alla gestione dell'economia. Ma ancora una volta, non si riesce a intravedere una sintesi accettabile per tutti i componenti dell'ecosistema sociale e biologico, in cui gli individui, oltre ad apprendere come disalienarsi (scientificamente) da una organizzazione produttiva centralizzata e gerarchizzata nelle mani di una minoranza parassitaria, riescano a interagire positivamente con l'ambiente in cui vivono e dove tutto ciò che producono, poi, viene immesso.
La voce economia dovrebbe, di diritto, diventare sinonimo di ecologia e funzionare sempre più sulla base di criteri che tengano conto degli effetti di lunga durata che le azioni umane producono sulle generazioni future e del loro impatto generale. Oramai, dovrebbero essere ben lontani le ragioni keynesiane che facevano ritenere che in caso di disoccupazione bastasse solo un forte intervento statale per l'incremento della spesa pubblica a risolvere un problema oggi divenuto strutturale. Poi, senza dimenticare la condizione d'isolamento forzato in cui è stata posta l'agricoltura, con effetti dannosi sulla salute della terra (abuso di pesticidi per ricavare dai raccolti guadagni minimi) e dei consumatori, assieme alla scomparsa della base industriale sostituita dal terziario e dalle operazioni speculative finanziarie.
Lo stesso ecosistema funziona in regime di economia, dove le risorse vengono utilizzate al massimo col minimo di perdite e di scorie immesse nell'habitat ecologico. A dimostrazione dell'estrema economicità in cui opera la natura sono, ad esempio, le cadute pluviali accuratamente utilizzate da tutti gli esseri viventi del regno animale e vegetale.
In essa non troviamo nessun genere di sprechi. Non sarebbe logico, secondo le leggi naturali, assistere alla morte per sete di un branco di animali, quando poco vicino vi sarebbero sorgenti d'acqua. Non voglio dire che in natura gli animali piccoli e indifesi se la passino tanto bene. Però, il ciclo biologico permette a tutta la specie e ai singoli componenti di sopravvivere, secondo le caratteristiche loro proprie, per un periodo abbastanza lungo.
Certamente, l'essere umano ha raggiunto un'evoluzione che difficilmente se non anacronisticamente lo potrebbe ricongiungere totalmente ai ritmi naturali del ciclo biologico, senza negare che sicuramente dovrà esservi lo sforzo costante dell'umanità per uno stile di vita più a contatto con gli elementi naturali (ad esempio, alimentazione latteo vegetariana, cibi biologici, cure e terapie naturali con erbe e piante officinali, sport all'aperto, varie discipline psico-fisiche, meditazione yoga, ecc.).
Costituiscono la base teorica della democrazia economica un insieme di valori spirituali a cui Sarkar ha dato il nome collettivo di Neo-umanesimo, poiché divergono dalla filosofia esclusivamente umanista che ha caratterizzato le grandi dottrine religiose (almeno al tempo dei loro fondatori) e il pensiero socialista moderno. In esse l'emancipazione dell'essere umano, rispettivamente, da uno stato di miseria interiore e dall'alienazione dello sfruttamento imposto dalla struttura economica è diretta a rompere sì con una parte del passato che s'intende negare, pur tuttavia conservando gran parte delle altre forme di ingiustizie o miserie che affollano la società e l'individuo. In sintesi, le maggiori e più acute filosofie umaniste hanno avuto a cuore solo il destino dell'uomo, anzi di una parte di esso, fosse quella parte cosiddetta spirituale, sociale, politica o economica.
Il Neo-umanesimo intende reinterpretare l'umanesimo passato e quello presente alla luce delle esigenze non di una particolare classe, gruppo o élite sociale, ma comprendendo tutti gli esseri umani, le piante, gli animali e gli oggetti inanimati in una unica, inscindibile, armoniosa e universale famiglia. Il Neo-umanesimo eleva il sentimento umano o umanesimo a sentimento universalista o universalismo.
Secondo Sarkar la democrazia economica non è soltanto diretta alla liberazione economica della gente, bensì ha come prerogativa anche la giustizia nel senso più ampio e nobile del termine, esente da ogni sorte di egoismi di parte e di sentimenti ristretti. Sotto questa luce, una  molteplicità di ambiti cadrebbero nel suo raggio d'influenza. Democrazia economica è il riconoscimento del diritto dei lavoratori alla cogestione delle attività produttive e alla cooperazione coordinata, il diritto all'utilizzo delle risorse economiche da parte della gente locale, la garanzia alle minime necessità vitali a tutte le persone, come pure l'emancipazione economica della donna. Democrazia economica è la via attraverso cui riconoscere a tutte le creature viventi il diritto alla vita e anche a loro verranno riconosciute delle amenità sociali tali da renderle materialmente più agiate.
La democrazia può diventare effettiva e non fittizia come lo è invece, purtroppo, ancora oggi quando non esista più nessun tipo di sfruttamento operato a danno del singolo individuo, della collettività umana e della comunità degli altri esseri viventi. Diritto elementare spettante per nascita da assicurare alla gente è la garanzia delle minime necessità fondamentali, alcune attraverso l'incremento del potere d'acquisto e altre gratuitamente. I primi passi di una democrazia economica vengono compiuti osservando questo diritto che è vitale per una democrazia in generale.
Non esistono limiti massimi per le minime necessità fondamentali, che dovrebbero incrementare col potere d'acquisto. Variabile che influenzerà tali minime necessità sarà il cambiamento dei fattori tempo, luogo e persona, per cui se il clima di una regione è più caldo di quello dove invece esso è rigido, agli abitanti della seconda regione dovranno essere messi a disposizione indumenti adatti al luogo e alle rispettive necessità. Attraverso la soddisfazione delle minime necessità vitali tutti gli individui verranno posti in grado di sostenere, grazie a un sempre in incremento potere d'acquisto e all'offerta di servizi sociali gratuiti, un sufficiente livello di sussistenza.
Una volta che le minime necessità della popolazione siano state pienamente soddisfatte, i beni e i servizi eccedenti, rispetto alla distribuzione delle prime avvenuta, dovranno assegnarsi in accordo al valore sociale della mansione lavorativa di ogni individuo. In primo luogo, quindi, le minime necessità devono (non potrebbero, cioè come accade attualmente) obbligatoriamente essere garantite a tutti. Ma poiché le scienze seguono un processo di continua evoluzione e con esse lo stesso essere umano, anche la nozione di minima necessità sarà soggetta ai cambiamenti di tempo, luogo e persone.
Le esigenze della vita, in particolare quella moderna, sono in mutevole e continuo cambiamento e perciò dovranno cambiare i mezzi adatti a soddisfarle. Questi mezzi tesi a soddisfare certe e nuove esigenze di varia natura possono chiamarsi amenità sociali, distinguibili in speciali e massime. Le prime andrebbero assegnate sotto forma di beni e servizi, in relazione al valore sociale della propria opera lavorativa svolta. Le seconde, invece, si rivolgono a tutti gli individui con capacità medie o anche privi di particolari abilità, quindi l'intera popolazione.
Sono le amenità massime che permetteranno alla collettività, in un contesto di democrazia economica, di accrescere velocemente la capacità d'acquisto delle persone, senza comportare effetti inflazionistici. In pratica, ciò che oggi è considerato un bene o un servizio di lusso, ad esempio la prima classe nelle ferrovie, domani potrà considerarsi un bene o servizio semi-essenziale, ossia assegnabile a tutti gli individui di ordinarie capacità. Di questo passo, delle prime classi potranno usufruirne anche coloro che oggi non possono farlo solo per motivi economici. Allo stesso tempo, a quei individui che si distinguono per particolari abilità verranno garantite altre amenità speciali, come viaggi in aereo.
Ma, alla fine, è centrale capire che in una democrazia economica i servizi più agiati o i beni più preziosi (le amenità speciali, che s'intendono usufruibili dalla massa, cioè di grande consumo e non come i beni di lusso accessori) verrebbero acquisiti e garantiti oltre che, liberamente, mediante i propri risparmi, soprattutto attraverso il grado di benefici sociali, scientifici, culturali che individui meritevoli e capaci hanno reso per lo sviluppo e il benessere della collettività.
Allorché le amenità speciali raggiungessero un livello eccessivo rispetto alle minime necessità elementari (ad esempio un livello determinato dalla distanza tra salario minimo e salario massimo - un'altra riforma necessaria della democrazia), immediatamente si muterebbero in amenità massime garantite a tutti. Il potere d'acquisto verrebbe, di conseguenza, incrementato. E' l'aumento dello standard socio-economico della gente il reale indicatore della vitalità e dinamicità della società, non il fatto che l'agiatezza sia un privilegio spettante a pochi eletti, come accade regolarmente nelle liberal democrazie e nel capitalismo di stato.
Perciò, allorché le amenità speciali avranno raggiunto un livello superiore al salario massimo consentito, occorrerà incrementare il livello del salario minimo, comprensivo anche delle minime necessità, senza toccare quello massimo. In questo modo, le amenità sociali, garantite prima a coloro che si sono dimostrati particolarmente meritevoli e generosi con la collettività, ora cadranno nella categoria delle amenità massime garantite a tutti.
I tetti salariali minimi e massimi consentirebbero di fissare dei criteri etici di organizzazione del lavoro e di ridurre le notevoli disparità fra i socialmente più deboli e meno garantiti e i più ricchi. Per cui si potrebbe immaginare una diseguaglianza ideale di reddito dove il livello massimo superi non più di 10 volte il livello minimo, e sia non inferiore a 2 volte. La presenza dei tetti salariali risolverebbe alla radice il problema dell'evasione fiscale poiché con essa si eliminerebbe anche il metodo della tassazione progressiva sui redditi. Non più far pagare chi guadagna onestamente ma tassare soltanto i beni di produzione.
Effetto sarà un forte stimolo alla circolazione dei capitali, con conseguente aumento di posti di lavoro, potere d'acquisto, benessere economico diffuso.
Fattori comprensivi di tale nuovo approccio alla democrazia economica sono i 4 Principi Progressivi introdotti da Sarkar nel PROUT, rispettivamente:
1) Le minime necessità vitali devono essere garantite a tutti, in base alle condizioni ambientali del periodo.
2) Speciali amenità devono garantirsi a tutte le persone capaci e meritevoli, in accordo alle condizioni ambientali del luogo.
3) Amenità massime dovranno essere garantite a tutti.
4) Queste tre fasi costituiscono dei processi costanti che incrementeranno in accordo a potenzialità, bisogni e interessi collettivi.
Una democrazia che applichi i suddetti principi progressivi alla vita del proprio paese può considerarsi una democrazia economica. Una democrazia che mantiene, così, il parallelismo con il cambiamento dei fattori luogo, periodo e persone può essere definita anche come socialismo progressivo. Dobbiamo tutti noi compiere quello sforzo intellettuale, anche chi dedica poco tempo agli affari politici che investono la vita del suo paese, di immaginare e costruire una democrazia libera da dogmi, siano essi religiosi, cultuali, politici ed economici. Il socialismo progressivo o democrazia economica è realizzabile, già a partire da oggi!
Sarà possibile accrescere lo standard medio economico collettivo, diffondere e ampliare vantaggi sociali derivanti dal veloce progresso scientifico, incentivare al massimo le potenzialità individuali. Cosa importante è che vi sia sempre da parte del governo lo sforzo a ridurre la distanza esistente tra minime necessità e amenità speciali. L'applicazione di tale nuovo piano richiede l'apporto di modifiche, come dicevo prima, sostanziali e di riforme del modello retributivo e del sistema fiscale, assistenziale e previdenziale pubblico.
"PRINCIPI DI DEMOCRAZIA ECONOMICA"
1. Un'economia decentralizzata che sostituisca l'attuale tendenza verso la centralizzazione economica.
2. Un'economia piramidale, costituita da Settore Chiave, Settore cooperativo medio-grande e Settore Privato, che accentui il ruolo economico del sistema cooperativo.
3. Un sistema creditizio basato su banche cooperative e casse rurali e scoraggiamento fiscale di ogni attività borsistico di tipo speculativa.
4. Diritto alle minime necessità vitali.
5. Diritto all'incremento del potere d'acquisto, come necessità individuale e collettiva.
6. Diritto al controllo sull'economia locale (risorse naturali, finanziarie e di professionalità).
7. Diritto allo sviluppo del mercato locale, non importando prodotti finiti e materie prime fin dove possibile, e all'autosufficienza economica.
8. Diritto di tutti gli esseri viventi alla conservazione individuale e di specie.

2004-01-10 Massimo Capriuolo


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